La storia della pandemia si ripeterà?
In esclusiva per wiedzainauka.pl un’intervista al Prof. Paolo Bellavite, scienziato indipendente, già professore di Patologia Generale all’Università di Verona
– wiedzainauka.pl: Professore, qual è la sua valutazione dell’abrogazione da parte dell’OMS della pandemia COVID-19? C’era qualche giustificazione sostanziale per dichiarare una condizione di pandemia nel 2020?
– Professore Paolo Bellavita: Certo che c’era la giustificazione, ma la OMS ha dichiarato la pandemia troppo tardi, quando ormai il virus era diffuso in tutto il mondo, e ha fatto poco per fermarla. Nella gestione della pandemia Covid-19, peraltro, non si può certo affermare che l’OMS abbia brillato, per tempestività degli interventi all’inizio della pandemia, per trasparenza, per capacità gestionali, o infine per risultati ottenuti. I Paesi, infatti, che hanno seguito le raccomandazioni formulate dall’OMS, tra cui l’Italia, non solo hanno ottenuto i peggiori risultati in termini di numero di morti COVID-19 per milione di abitanti e per tasso e durata del contagio nel tempo, ma hanno anche subito danni all’economia del Paese con perdite di posti di lavoro e impoverimento delle persone e delle famiglie. Inoltre l’OMS non ha avuto coraggio di indagare meglio l’origine del virus SARS-CoV-2, o almeno di confutare le false affermazioni di una origine naturale. Se non si impone rapidamente una moratoria a TUTTI gli esperimenti con virus letali c’è il rischio che la storia si ripeta.
– Numerosi documenti scientifici apparsi in pubblicazioni mediche e scientifiche dimostrano l’inefficacia e la nocività dei preparati a base di mRNA chiamati „vaccini COVID-19”. Abbiamo anche documenti declassificati della Pfizer. Ma molte riviste scientifiche citano doverosamente che, sebbene siano state dimostrate gravi complicazioni, i benefici contro i rischi delle formulazioni sono maggiori. Qual è il motivo?
– L’idea che i benefici dei prodotti biogenetici anti-covid siano superiori ai rischi deriva da un’applicazione generalizzata ma irrazionale dell’ideologia “vaccinista”. Per ideologia “vaccinista” intendo un PRECONCETTO basato su una errata interpretazione di fatti e della storia della medicina secondo cui i vaccini avrebbero salvato l’umanità dalle grandi calamità infettive come il tetano, il vaiolo, la difterite, il colera, la tubercolosi, la poliomielite. Quest’idea è ripetuta tanto frequentemente che si trova su tutti i libri, ma è in buona parte sbagliata: in realtà la mortalità e la morbilità di gran parte delle malattie infettive erano in calo ben prima delle vaccinazioni per l’igiene, le terapie e la semplice conoscenza delle vie di infezione. Però la stessa idea è molto forte perché si basa su una ancestrale paura della epidemia e della morte accompagnata dalla necessità di credere in un “salvatore”, nel nostro caso il vaccino.
In realtà, il calcolo del rapporto tra rischi e benefici non può essere fatto genericamente, ma è diverso da vaccino a vaccino, richiede un’analisi dei casi individuali (età, stile di vita, comorbidità), della epidemiologia in una certa epoca, l’esistenza o meno di terapie per la stessa malattia. Dalla parte del rischio, ci sono due enormi problemi di valutazione:
a) mancanza di una seria farmacovigilanza attiva, per cui non si può in alcun modo basarsi sui dati derivanti dalle segnalazioni spontanee e
b) utilizzo scriteriato dell’algoritmo OMS per la valutazione della correlazione causale tra vaccinazione e eventi avversi: ad esempio in Italia, utilizzando quell’algoritmo, più del 95% delle morti da vaccino sono state attribuite a qualsiasi altra malattia di cui fosse affetto il soggetto deceduto dopo l’inoculo, il che è assurdo perché la sostanza inoculata può aver peggiorato la situazione pre-esistente, portando alla morte la persona, che se non si fosse vaccinata sarebbe ancora viva.
Quindi citare il rapporto tra il beneficio (in qualche modo valutabile) e il rischio (ignoto) per promuovere i prodotti anti-covid-19 al momento è privo di senso.
– Quando è possibile parlare dell’effettiva efficacia di un farmaco, di un metodo di trattamento o di un preparato?
– Come per altri farmaci, il “gold standard” sarebbe lo studio randomizzato e controllato, ma per i vaccini questo metodo è difficile e dispendioso, perché bisogna reclutare decine di migliaia di soggetti sani, di cui una parte trattare con placebo. Però una stima dell’effettività si può ottenere confrontando l’incidenza di malattia (o di positività di un test diagnostico) tra i vaccinati e i non vaccinati e correggendo per i fattori confondenti. Si tratta comunque di una stima approssimativa.
Tengo a ribadire un punto importante: I cosiddetti vaccini anti-covid hanno mostrato una certa efficacia nella prevenzione della mortalità dei soggetti “fragili”, ma quegli studi non hanno mai considerato se fosse stata attuata una vera terapia precoce che oggi sappiamo può impedire l’aggravamento e il ricovero. Pertanto, è probabile che la’effettività dei vaccini sia stata sovrastimata, in quanto le popolazioni su cui si sono testati (all’inizio della pandemia) non avevano terapie a disposizione.
– Dopo il 24 febbraio 2022, diversi milioni di persone hanno lasciato l’Ucraina, la maggior parte delle quali (si stima che possano essere addirittura 11 milioni) è rimasta in Polonia. Sappiamo che in Ucraina si sono verificate epidemie di malattie pericolose come la tubercolosi multiresistente, la poliomielite post-vaccinazione, l’AIDS, l’HIV, il colera. Le autorità polacche non si curavano di verificare in quale stato di salute queste persone venissero da noi, mentre i polacchi dovevano indossare le mascherine, a noi veniva applicata la sanificazione. Era simile in Italia?
– No, in Italia non abbiamo avuto problemi di questo tipo. Mi dispiace per la Polonia. Personalmente penso che tutte le malattie che lei ha nominato non costituiscano una grande minaccia perché ne conosciamo bene sia la cura che la prevenzione (es. AIDS). La tubercolosi non intacca gravemente persone sane. Il colera, che pure è curabile, si diffonde solo con acque inquinate, ma non mi pare che si siano verificati casi. Spero comunque che la guerra, che ha radici storiche complesse, finisca presto o almeno si arrivi a una tregua perché è un macello di giovani vite da entrambe le parti. Tutti sanno che nessuno può vincere e tutti noi possiamo perdere.
– Si sente parlare sempre più spesso di „plandemie”. All’orizzonte, l’OMS vede la minaccia della febbre emorragica (Marburg), del virus SIRS o di altri non meglio specificati. Nel frattempo, BigPharma annuncia di essere pronta a sviluppare e produrre nuovi vaccini in soli tre mesi. Questi „vaccini” possono essere considerati sicuri?
– Certamente c’è il pericolo di nuove pandemie, come ho detto il più grave pericolo deriva dai laboratori militari e di case farmaceutiche che fabbricano nuovi vaccini. Infatti per fare nuovi vaccini i laboratori devono avere a disposizione, cioè creare, nuovi microbi contro cui fare i nuovi vaccini. Personalmente apprezzo i progressi scientifici ma l’esperienza della pandemia COVID-19 mi fa dubitare molto della buona fede di BigPharma. Però il problema è più ampio perché dietro o sopra alle case farmaceutiche c’è quella che ho chiamato la ideologia vaccinista: il vaccino è visto da coloro che vogliono governare il mondo come un modo per imporre un dominio anche di tipo politico sul corpo e sulla vita delle persone. Questo proprio perché si fa credere che il vaccino protegga la collettività, il popolo. Si pensi ad esempio al “green pass”, che è stato imposto “grazie” allo strumento del vaccino. Nonostante il green pass non avesse alcuna utilità come mezzo per impedire i contagi (infatti i vaccinati potevano trasmettere il virus come i non vaccinati), esso è stato imposto ugualmente a tutti, essenzialmente per ragioni politiche.
Il “grande reset” non è una teoria complottista, è un programma di manipolazione politico, economico ed ideologico, esplicitato dagli stessi proponenti nel World Economic Forum, perseguito con caparbietà dalle élites globaliste europee e nordamericane. Per questa gente che sogna un “uomo nuovo” grazie alla integrazione di chimica, informatica e biologia, il vaccino genetico è il non-plus-ultra del progresso e se si va nel sito del WEF si trova ampia propaganda vaccinale, pur con argomenti scientificamente inconsistenti.
– Qual è la sua valutazione dei lavori in corso sul trattato dell’OMS sulle pandemie e sul regolamento sanitario internazionale dell’IHR? Vede in questi documenti e nel modo in cui vengono elaborati una minaccia ai nostri diritti di libertà?
– Effettivamente si sta prefigurando la chiara tendenza ad introdurre massivamente sistemi di controllo includenti l’Identità Digitale (es. riconoscimento facciale), il “passaporto sanitario” e la connessa “prova di vaccinazione” (non solo per il Covid-19, ma per tutte quei patogeni che verrebbero indicati dall’OMS, e certificati digitali. Attraverso la cosiddetta “prova di vaccinazione” si torna a introdurre surrettiziamente un “green pass”, che diverrebbe di fatto un obbligo prima per viaggiare e poi, con facile previsione in base a quanto già vissuto in era pandemica, per ogni aspetto della vita sociale: scuola, università, spazi pubblici, ospedali, residenze per anziani, ristorazione e via dicendo.
L’intesa, che nei programmi diventerà operativa e vincolante a partire dal 2024, contempla “de facto” la cessione all’OMS della sovranità sanitaria dei singoli stati, oggi in carico ai governi, tramite la firma di un contratto vincolante. Su tale incombente processo di centralizzazione e delega dei poteri a organismi sovra-nazionali, il sistema dell’informazione mainstream non ha fornito gli approfondimenti che un cambiamento come questo richiede per consentire ai cittadini di poterlo comprendere. Se il trattato pandemico fosse approvato, tale organizzazione, in gran parte finanziata da privati come Bill Gates, GAVI e le principali case farmaceutiche produttrici di vaccini, non solo manterrà il potere assoluto di dichiarare una pandemia o una crisi sanitaria usando i suoi criteri non negoziabili, ma potrà anche dettare le regole e indicare tutti gli strumenti gestionali ritenuti utili, in modo insindacabile, ai paesi aderenti.
– Secondo lei, l’Europa, quella di tradizione ellenistico-latina e cristiana, comprese l’Italia e la Polonia, sopravviverà a tutte le tempeste che verranno?
– Temo che l’Europa sia in declino. Il sogno di San Giovanni Paolo II di un’Europa unita dall’Atlantico ai monti Urali non si è realizzato. Questo drammatico insuccesso è avvenuto un po’ per il tradimento delle radici cristiane dell’Europa da parte degli stessi cittadini europei, appagati dal proprio benessere e influenzati da ideologie laiciste, un po’ per le pesanti interferenze degli Stati Uniti che hanno approfittato maldestramente della crisi dell’Unione Sovietica per espandere la loro influenza economica, politica e militare nel nostro continente. Naturalmente sappiamo che le porte degli inferi alla fine non prevarranno (non praevalebunt) e che la Storia è fatta di grandi cicli, di crisi e rinascite, ma spesso queste crisi sono accompagnate da prove molto dure. Molto dipende da ciascuno di noi, finché un minimo di libertà ci è concesssa.
– Grazie per l’intervista.
intervistato da Marek Skowronski
Paolo Bellavite (n. 1952) si è laureato in medicina nel 1976 presso l’Università degli Studi di Trieste, dove ha iniziato la sua attività di ricerca e didattica. Dal 1984 al 2017 è stato professore di Patologia Generale presso l’Università degli Studi di Verona. Attualmente continua la sua attività scientifica come ricercatore indipendente. Si è specializzato in ematologia, ha conseguito un master in Biotecnologie presso la Cranfield University (UK) e un diploma specialistico in statistica sanitaria ed epidemiologia. Il professore e il suo gruppo hanno sviluppato studi sugli aspetti molecolari, cellulari e farmacologici dell’infiammazione, con particolare attenzione ai granulociti neutrofili e basofili, alla formazione e tossicità dei radicali liberi, alla funzione e regolazione delle piastrine. In anni più recenti ha sviluppato anche studi di epistemologia, storia della medicina, ricerca scientifica in medicina complementare, effetti di composti naturali sui sistemi biologici, farmacologia ad alta diluizione (aspetti scientifici dell’omeopatia) e bioetica. Con altri colleghi ha creato l’Associazione di Medicina Integrata “Giovanni Scolaro” e l’Osservatorio per le Medicine Complementari. Bellavite è membro dell’International Study Group on the Effects of Very Low Doses (GIRI), dell’Associazione ContiamoCi e della Federazione Italiana delle Associazioni e dei Medici Omeopatici (FIAMO). È autore di oltre 250 articoli scientifici, di cui più di 160 citati nel database PubMed. Sito web: www.paolobellavite.it |